Il tempio maggiore del santuario urbano, costruito secondo i canoni dell’ordine dorico-acheo, è dedicato ad Hera, la divinità cui è riconosciuto un indiscutibile primato in tutte le colonie achee dell’Italia meridionale. Il grande numero di colonne (8 x 17), lo stile pesante delle forme architettoniche ed il mancato rispetto dei rapporti dimensionali tra le varie parti costituiscono una conferma dell’alta arcaicità dell’edificio e lo indicano come uno dei primi e più grandi templi concepiti interamente in pietra della Magna Grecia. La pianta molto allungata, il colonnato frontale raddoppiato, la cella tipo megaron con due file di colonne addossate alle pareti interne consentono di stabilire confronti anche con i più antichi templi greci della Sicilia. Lo scavo ha documentato anche qui l’esistenza di una prima fase costruttiva (AI), mai completata, caratterizzata da un orientamento leggermente diverso rispetto all’asse del tempio successivo e alle geometrie regolari dell’impianto urbano. Il monumento è stato molto depredato ed attualmente è riconoscibile solo per i filari di fondazione e per la presenza di alcuni elementi architettonici (rocchi di colonna, capitelli e modanature) disposti in modo da segnarne il perimetro. Manca la base su cui poggiavano le colonne (stilobate) e tutta la gradinata (crepìdoma). La ricostruzione parziale della fronte orientale suggerisce pertanto solo la possibile posizione del colonnato e la sequenza delle parti ancora conservate dell’elevato.
The largest temple in the urban sanctuary, constructed using the Achaean Doric architectural canon, was dedicated to Hera, the divinity who enjoyed an indisputable pre-eminence in all of the Achaean colonies of southern Italy. The large number of columns (8 x 17), the heavy style of the architectural forms, and the disproportionate relationships of dimension among the various parts confirm the building’s very early date and indicate it as one of the first and largest temples in Magna Graecia conceived entirely in stone. The highly elongated plan, the doubled front colonnade, and the megaron-style cella with two rows of columns placed against the interior walls suggest comparisons with even the earliest Greek temples in Sicily. Here, too, excavation has documented the existence of a first phase of construction (AI) that was never finished. The temple was oriented at an angle slightly divergent from the axis it would take in the second phase and from the regular geometry of the urban framework. The temple has been heavily plundered and is now recognizable only by the lines of the foundations and by the presence of some a rchitectural elements (column drums, captials, and mouldings) arranged to mark the perimeter of the structure. The base on which stood the columns (stylobate), as well as the entire platform of steps (crepidoma), is missing. Therefore the eastern facade has been partially reconstructed to show only the possible position of the colonnade and the arrangement of the parts of the entabulature that have been preserved.